Ovvero la crisi di coppia legata al dissesto finanziario
Negli ultimi decenni abbiamo assistito nel mondo e anche e soprattutto in Italia a profondi cambiamenti nell’organizzazione della vita familiare: ovunque, le relazioni interne alle famiglie sono cambiate, il grado di divisione del lavoro si è ridotto, i rapporti fra coniugi e quelli tra genitori e figli sono diventati meno espansivi Ovunque, è cresciuta l’instabilità coniugale, il numero dei matrimoni che finiscono con la separazione legale o il divorzio. Pertanto, appare sempre più tangibile la deriva del rapporto di coppia a causa di problematiche interne ed esterne all’unione stessa. Analizzando i fattori che contribuiscono a determinare tale situazione, al primo posto troviamo la crisi del mercato del lavoro, poiché “il posto di lavoro” non è più “per tutta la vita”; ne segue che l’instabilità e l’insicurezza di un reddito fisso e costante vanno ad influenzare la stabilità stessa del rapporto. Gli scienziati sociali sostengono che i problemi che minacciano lo stato sociale sono strettamente legati al cattivo funzionamento dei mercati del lavoro e delle famiglie. Tali istituzioni, secondo Esping-Andersen, sono tormentate dagli spasmi dei cambiamenti storici rivoluzionari ed economici. I primi non riescono più a garantire contemporaneamente piena occupazione ed eguaglianza; le seconde, un tempo il primo embrione dell’integrazione sociale, sono ora instabili e, in molti casi, non sono più un fattore di coesione e di rispondenza alle domande della società. Un altro fattore che ha influenzato il rapporto di coppia in negativo, dall’esterno, è stato senz’altro il mancato riconoscimento attuale dei sistemi di protezione, un tempo naturalmente presenti. L’urbanizzazione della famiglia ha visto venir meno quelle funzioni che prima erano esercitate da coloro che Canetti ha definito “i cristalli di massa”. L’entrata nel mondo del lavoro della donna ha fatto sì che quest’ultima svolgesse buona parte della giornata fuori casa, pertanto le consuete mansioni che venivano sbrigate precedentemente, oggi devono essere delegate a badanti o a donne delle pulizie, oppure negoziate con il partner. Il fatto che la donna abbia cominciato ad avere un’occupazione remunerata ha creato minore dipendenza nei confronti del marito, e questo è un altro fattore che ha contribuito all’instabilità della famiglia. Dall’altro canto, la crisi che coinvolge la coppia ha origini anche interne. In particolare, oggi vengono intaccati quegli equilibri psicologici che un tempo armonizzavano con l’ingrediente “amore”, la procreazione e la “durata”. Come ha scritto Giddens, il declino dell’autorità patriarcale, cioè l’autorità diretta del maschio sulla famiglia, fu provocato «dalla separazione casa e luogo di lavoro. Certamente il marito continuò a godere di potere assoluto, ma l’importanza crescente della relazione affettiva fra genitori e figli spesso ammorbidiva il suo uso del potere». La coppia urbana è sempre più sola, con meno tempo a disposizione per riequilibrare quegli eventuali dissesti naturali che comporta la convivenza, tesa ad affrontare ogni giorno la battaglia di una vita sempre più ricca di stress. C’è nella coppia una asimmetria dei bisogni, e poiché si sono attenuati gli ammortizzatori sociali, sempre più spesso ci troviamo con la coppia in crisi. Nel campo del conflitto coniugale, la focalizzazione del problema dovrebbe, da un lato, consentire soluzioni che soddisfino equamente entrambe le parti e, dall’altro, consentire ai coniugi di mantenere la funzione genitoriale con pari ripartizione delle responsabilità che ne derivano.
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